Breaking Posts

6/trending/recent
Type Here to Get Search Results !

"FARE RETE PER LA CULTURA" PAROLA D’ORDINE ALLA PRESENTAZIONE DI “NOVECENTO” E “TERREMOTO”

Quasi un happening la conferenza di presentazione di ieri alla Feltrinelli Point Messina dei due debutti in calendario al Giardino Corallo: “Novecento … le migliori colonne sonore del ‘900” (29 agosto) e “Terremoto” (6 settembre)


Conferenza che, infatti, tiene banco a lungo e chiacchiere, dialoghi, confronti che proseguono anche dopo. E “fare rete” in nome della cultura è la parola d’ordine, che emerge fin dalle parole di benvenuto di Maria Francesca Batolo e nei saluti istituzionali del sindaco di Messina, Renato Accorinti, e di Raffaella Campo, assessore alle Politiche culturali e allo spettacolo di Barcellona Pozzo di Gotto, dove “Novecento” sarà rappresentato il 31 agosto.

Maurizio Marchetti, sul palco in entrambi gli spettacoli, ed Egidio Bernava fanno da trait d’union tra i due eventi, pensati “con grande amore per i nostri territori, e con la gioia immensa di lavorare insieme a questi amici di straordinario talento”, mentre Mimmo Gangemi confessa i suoi timori nell’affrontare la sua prima scrittura per il palcoscenico e Maria Serrao che emoziona già solo descrivendo il monologo che interpreterà appunto per “Terremoto” con le musiche dal vivo curate da Viola Adamova. Si chiude con un fuori-programma: dopo essere intervenuta in conferenza, Gilda Buttà accenna un motivo sui tasti del pianoforte del Feltrinelli. Ed è spettacolo.

“Novecento” è “uno spettacolo imperniato sulla maestria al pianoforte di Gilda Buttà – esordisce Maurizio Marchetti – costruito su musiche straordinarie che evocano molti ricordi alla maggior parte di noi. La mia preferita? La colonna sonora di ‘Mission’, di Ennio Morricone”.

Maurizio Marchetti debutta a teatro nel 1977. È Paolino in “L’uomo, la bestia e la virtù”, di Luigi Pirandello, regia di Walter Manfrè. Negli anni successivi lavora con Franco Enriquez, Arnoldo Foà, Guido De Monticelli, Antonio Latella, Andrea Camilleri, Alvaro Piccardi, Carlo Quartucci, Gianfranco De Bosio, Walter Pagliaro, Gigi Proietti, Antonio Calenda e Dario Fo. Ha diretto uno storico laboratorio teatrale al Vittorio Emanuele, di cui è poi stato direttore artistico dal 2007 al 2013. Dal 2010 ha messo in scena per tre stagioni con Ninni Bruschetta “Lavori in Corso”, di Claudio Fava. Nel 2012, ancora con Bruschetta, “L'ufficio” di Ciarrapico e Torre (gli autori della serie tv Boris). Gli ultimi lavori al cinema ne “Il gioiellino”  di Andrea Molaioli e nel ruolo del presentatore Jean Pierre nel film di Pif “La mafia uccide solo d'estate”. In tv è Michele Greco, ne “Il capo dei capi” nel 2007 e Don Mico Rota ne “Il Giudice Meschino”  diretto da Carlo Carlei, dal romanzo di Mimmo Gangemi (con cui tornerà a lavorare per “Terremoto”).

Per “Novecento” Marchetti si divertirà – parole sue – a recitare le più famose battute cinematografiche di queste stesse pellicole. “Adoro riprendere il timbro di Enrico Maria Salerno che doppia Clint Eastwood in ‘Per un pugno di dollari’ di Sergio Leone”. E sarà Ramón Rojo che si rivolge a Joe: “Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto”. Sarà Eli Wallch, doppiato da Carletto Romano, nella parte del messicano Tuco in “Il buono il brutto e il cattivo” quando grida a Clint Eastwood in fuga “Ehy biondo, lo sai di chi sei figlio tu? Sei figlio di una grandissima …”.

E Marchetti promette di riportare sul palco del Giardino Corallo anche il famoso refrain musicale che nel film copriva l’insulto. “La scaletta di ‘Novecento’ – conclude l’attore messinese – è fantastica perché può essere cambiata ogni sera. Gilda Buttà è in grado di adattare al piano qualsiasi musica e per conto mio sono tantissime le battute di questi film ‘del secolo scorso’ che hanno fatto la storia del cinema”.

“Suono il pianoforte, non so fare altro, e ancora non lo suonare bene”. Sembra una battuta tratta da un film e invece è la definizione che ama dare di se stessa Gilda Buttà, pianista messinese di fama internazionale originaria di Patti. Sarà perché il cinema lo ha a lungo attraversato e vissuto, con un sodalizio lungo 25 anni con Ennio Morriccone e collaborazioni illustri con Luis Bacalov, Nicola Piovani, Franco Piersanti, Paolo Buonvino e Marco Betta.

Loro agli spartiti e lei a eseguire al piano alcune delle colonne sonore più belle di tutti i tempi: da “La voce della luna” di Fellini a “Speriamo che sia femmina” di Monicelli, da “Canone inverso” di Tognazzi a “Palombella rossa” e “Caro Diario” di Moretti, da “L'ultimo bacio” di Muccino a “Legami” di Almodovar fino a “Gli intoccabili” di De Palma.

Immancabile, ovviamente, “La leggenda del pianista sull'oceano” di Tornatore, che l'ha fatta conoscere al grande pubblico come “la” pianista sull'Oceano. Un attestato di stima internazionale ma anche in qualche modo un marchio per un'artista come Gilda Buttà, che rifiuta gli steccati tra i generi musicali.

“Mi fermo solo davanti a ciò per cui non mi sento all'altezza, per il resto la mia vita è una scoperta continua, dalla musica classica al jazz, passando per le colonne sonore, Mina e Vasco Rossi, per cui ho suonato in quello che poi è diventato il balletto della Scala”.

È in questo universo musicale che si tuffa “Novecento … fra musica e parole le più belle colonne sonore da Ennio Morricone a …”, che debutta venerdì 29 agosto al Giardino Corallo. Al piano, dal vivo, Gilda Buttà, che ne ha curato la selezione musicale.

Una selezione frutto di un inevitabile lavoro di sottrazione compiuto nell'arco di settimane trascorse con vista mare, quello di Patti che affaccia sulle isole Eolie. “Se avessi inserito tutti i brani che ho suonato per il cinema il rischio era che lo spettacolo durasse più di quattro ore. Perciò ho fatto una scelta diversa, estrapolando brani che potessero divertire sia il pubblico che me, mantenendo come nucleo portante le musiche più celebri e inserendo pillole di musica classica tratte da altre colonne sonore che ho amato: il Sospiro di Liszt di ‘Shine’, che mi sarebbe tanto piaciuto incidere, il Chiaro di Luna di Debussy tratto da ‘Canone inverso’ e ‘Caro Diario’, un doveroso omaggio a Nicola Piovani che ho incontrato a Capo d'Orlando giusto qualche sera fa”.

Al di là dei brani, in scena Gilda Buttà porta un amore, il suo amore per la musica a 360°. Ma più di tutto, il suo amore per quella che ama definire casa: “Sono partita da Patti, in provincia di Messina, e qui mi piacerebbe tornare a vivere, anche se so fin troppo bene che non posso farlo. È il luogo in cui sono nata e dove, ogni volta che mi esibisco, avverto un po' il fiato sul collo. Sento di dover dimostrare che qualcosa, in fondo, la so fare”.

C'è la penna dello scrittore calabrese Mimmo Gangemi, l'autore de “Il giudice meschino”, per di più alla sua prima prova con il teatro, dietro “Terremoto”, lo spettacolo prodotto dalla B&B Cinematografica in scena al Giardino Corallo il 6 settembre.

Un incontro tra i generi (cinema, teatro, musica e narrativa) e gli abitanti delle due sponde dello Stretto per raccontare la più grande tragedia che ha squassato coste che si guardano da sempre. Due mondi capaci di incontri artistici e umani di straordinaria intensità, come quello da cui è nato lo spettacolo.

“Mi sento un narratore più che uno scrittore, scrivo d'istinto e istintivamente è nato l'impianto narrativo di ‘Terremoto’, frutto di un progetto tra amici, tra Egidio Bernava, Maurizio Marchetti e me, che su loro impulso ho colto l'idea di scrivere un testo sul terremoto del 1908 dopo la visione di un filmato d'epoca”. 

Nessun riferimento personale nel testo di Gangemi, perché “Santa Cristina, il paese aspromontano di cui sono originario, non è stato colpito dal sisma. Forse c'è qualcosa dell'ingegnere che è in me e che compare sempre nei miei romanzi, ma non ci bado molto. La mia sceneggiatura parte da un'opera di documentazione e prosegue seguendo l'istinto che mi ha suggerito di alternare il lamento di una donna rimasta schiacciata dalle macerie agli interventi di una voce narrante, una piccola storia densa di umanità inframmezzata al racconto dello stravolgimento naturale”.

Il testo di Gangemi prosegue così, come una medaglia che cambia continuamente faccia, per dare forma e sostanza a un evento che appare contemporaneamente naturale, nel senso letterale del termine, e innaturale, perché impossibile da accettare per l'uomo che si scopre solo e si ritrova a maledire il cielo. 

Una “sceneggiatura” teatrale che non sembra essere il risultato del primo confronto dello scrittore con il genere. “All'inizio pensavo di non farcela, poi ho visto spuntare e maturare l’idea e, man mano che la componevo, mi accorgevo che mi dà un gusto particolare scrivere per il teatro. Con professionisti come Egidio e Maurizio potrei rifarlo anche domani”.

Domani, intanto, per Mimmo Gangemi c'è molto da fare. In cantiere c'è un tentativo di romanzo (ancora fermo a pagina 25, troppo poco secondo l'autore per capire se funziona) ispirato al realismo magico di Marquez, ambientato in una Macondo che potrebbe essere una qualunque città del sud. Intanto sono pronti la riscrittura del suo primo romanzo “Un anno di Aspromonte”, a ottobre in libreria per i tipi Rubbettino, e lo sbarco in Francia, presso Editions de Seuil, con il primo e il secondo volume della serie de “Il giudice meschino”, che dovrebbe arrivare in primavera.

Proprio il “suo” giudice ormai è diventato una presenza costante, forse appena un po' ingombrate, nell'universo letterario di Gangemi. Alla fiction Rai campione d'ascolti è seguito l'acquisto dei diritti sul secondo libro della serie, Il patto del giudice, da parte dell'Italian International Film, e la scrittura del terzo libro, in libreria nel maggio 2015. 

Né Mimmo Gangemi esclude di continuare anche in seguito a raccontare le indagini di un giudice “con cui ormai siamo più che amici”. “Anche se non aspiro ad arrivare ai numeri di Camilleri e credo che il romanzo che mi sopravviverà è ‘La signora di Ellis Island’, mi piacerebbe che la serie continuasse, sempre con Marchetti, un grande uomo e attore che ho conosciuto sul set e con il quale ho instaurato un'amicizia a prima vista”.

Il monologo del primo testo teatrale di Mimmo Gangemi, “Terremoto”, è per lei, Maria Serrao. Ed è un monologo che si alterna ad una voce narrante, di commento – quella di Maurizio Marchetti – che invece descrive la catastrofe. 

Maria Serrao, nata e cresciuta in Liguria da una famiglia calabrese, e diplomata a Genova alla Scuola del Teatro Stabile, torna così a lavorare su un testo di Gangemi, dopo “Il Giudice Meschino” la miniserie su Rai1, diretta da Carlo Carlei, con lo stesso Marchetti. E torna a Messina dopo le esperienze con Walter Manfrè, Maurizio Marchetti, Giampiero Cicciò, Antonio Lo Presti. Le ultime due interpretazioni al Vittorio Emanuele per “Ultimo giorno” di Dario Tomasello, con Marchetti, Angelo Campolo e la regia di Antonio Calenda, e alla Laudamo in “Atlas Coelestis, la musica e le stelle” del maestro Giovanni Renzo. 

In “Terremoto” – spiega Maria Serrao - “racconto quel che c’era e che non c’è più”. “La quotidianità, la normalità, i sogni e le speranze di una donna e di un popolo, distrutti in un attimo. Anche se sono nata e cresciuta in Liguria – aggiunge l’attrice – io sono calabrese perché tutta la mia famiglia è calabrese. Nel monologo di questa donna recupero le radici del sud d’Italia, quella cultura scomparsa in un attimo nel giorno del terremoto. Ed uso parole che mi hanno preso alla bocca dello stomaco già dalla prima lettura”, conclude. “Quelle di Mimmo Gangemi”.

 “Terremoto” è un gran bel progetto – commenta Maurizio Marchetti – con una storia particolare alle spalle. Quella della passione di Egidio Bernava per Messina, sfociata in uno spettacolare archivio personale di video e foto. In particolare Egidio possiede tutto quel che di stampato esiste sulla città post-terremoto ed insieme una collezione di documentari ritrovati in tutto il mondo, su quei mesi del 1908. Uno di questi documentari ci ha particolarmente incuriosito. Era girato in un paesino calabrese raso al suolo dal terremoto di cento anni fa. Ci è sembrato Palmi, ed era Palmi. L’abbiamo scoperto Egidio ed io andandoci, mostrando le immagini alla gente del luogo. Ed a Palmi vive quel grandissimo scrittore di nome Mimmo Gangemi”. 

Che incontra Marchetti e Bernava e scrive un bellissimo testo, il suo primo per il teatro. “Un testo di grande forza, di grande poesia e di grande umanità, con quella  musicalità tipica della prosa di Mimmo”.  Un testo con una caratteristica importante: farà rivivere ai messinesi sensazioni che dal 1908 ad oggi fanno parte del nostro vissuto, ma va al di là. “È uno spettacolo che descrive la natura, quando si scatena con la sua forza incontrollabile”. 

La parola a Egidio Bernava, regista di “Novecento” e co-ideatore di “Terremoto”. Cinema, certo. Ma con una propensione a ricordare i film là dove si sono legati ai momenti importanti della sua vita, un carico di memorie e di sentimenti, prima ancora che un bagaglio di conoscenze. E musica, naturalmente, perché negli anni ’70 era, tra l’altro, passaggio esistenziale, slancio verso il resto della propria vita. E parola, anche, parola scritta e letta, parola ascoltata, drammatizzata. 

Egidio Bernava, classe 1957, è, a Messina, l’operatore culturale per definizione, di questo ha fatto il suo mestiere, dalla Don Milani, l’associazione da lui fondata nel 1978 e grazie alla quale, giusto per ricordarlo, la città dello Stretto ebbe anteprime e dibattiti, incontri con registi da Oscar e star della pellicola, fino al Corallo, il giardino-arena che ha rimesso in moto le estati messinesi, passando per lo storico cinema Olimpia. Dal 2011 Bernava è componente della commissione “censura” del Ministero ma anche presidente dell’Agis (l’unione generale dello spettacolo) della Sicilia, mentre dal 2009 è presidente del collegio nazionale dei revisori della Federazione italiana cinema d’essai. E’ stato presidente del cda del teatro Vittorio Emanuele, componente o presidente di aziende turismo, e con la B&B Cinematografica ha gestito il Cinema Liga di Milazzo, il Teatro Savio di Messina, il Teatro Annibale M.di Francia, la sala Visconti. 

La B&B, gestita da Alberto Bernava, oggi produce sia “Novecento” sia “Terremoto”, entrambi in prima al Giardino Corallo rispettivamente il 29 agosto e il 6 settembre. Nei due spettacoli, Egidio Bernava ha ruoli dirimenti: regista del primo, co-ideatore del secondo. Non solo. Per “Terremoto” ha aperto il suo archivio video e fotografico sulla calamità che colpì Messina e Reggio Calabria nel 1908. Ma il ruolo a cui tiene di più è quello di “catalizzatore” di amici talentuosissimi, di successo e di caratura nazionale, che si sono tutti ritrovati a lavorare insieme per i due allestimenti. Musicisti, attori, scrittori “uniti da un’idea e dalla  gioia di far squadra”.

In poche parole quello che si dice la realizzazione di un sogno. “Il grande schermo è stato la punteggiatura della mia vita, altrettanto la musica, rock anzitutto. La mia colonna sonora personale è un florilegio di Pinkfloyd e Morricone, per dare un’idea. Su note diversissime, con uno scenario sempre differente, mi sono fidanzato e sposato, ho scoperto quale via volevo intraprendere e mi sono ‘sperso’ …”. E tutto questo ‘spazio’, lo ‘spazio’ delle esperienze vissute, le rocambolesche serate della giovinezza, le riflessioni suggerite da uno o l’altro dei capolavori del cinema, gli autori incontrati, gli attori, le messinscene … questo immenso ‘spazio’ che la cultura, in ogni sua forma, “apre a ciascuno di noi, per ciascuno di noi in modo diverso” è il posto in cui Bernava ritrova tutti insieme i componenti del “cast” di “Novecento” e di quello di “Terremoto”: Gilda Buttà e Maurizio Marchetti, Maria Serrao, Mimmo Gangemi, Viola Adamova. 

“Lavorare con tutti loro – conclude sorridendo Bernava – trasforma un impegno in un onore”. Non bastasse, dulcis in fundo, “si rende azione scenica e spettacolo, data e incontro, l’amore per il territorio di Messina e per i messinesi”. 






Posta un commento

1 Commenti
* Scrivi il tuo parere
  1. 'Moltissima carne sul fuoco...', approvo, apprezzo e condivido quanto riportato sul MagazzinoPausa Caffè. E' uno splendido ,lungo,intrepido percorrere dei tempi andati e pur sempre presenti ai tantissimi messinesi vissuti e loro degni figli...- Una seguenza d'immagini colorate ,colorite di sguardi,sorrisi e pianti che con dolcezza e durezza nei filmti rivediamo ,rivivendo col cuore in bocca ogni istante assai 'tremante' : i ''terromoti'' di Messina ,Palmi e le ricostruzioni pazienti di muri ancor pendenti e vacanti in un vago addivenire di altri 'sismi'...! L'Arte in prosa,poesia,pittura,teatro,cinema dentro la musica da sogno di Morricone, racconta gli scarponi di fango slacciati, i piedi nudi di carusi...le pistole parlanti e dominanti in un far west poi non troppo 'far'. Innumerevoli riflessioni ci inducono a ricostruire con sentimento e pur con velata fantasia la storia dei nostri padri che non sono andati via...,ci tengono per mano, ci stringono le spalle, ci insegnano ad aver fiducia in un mondo tanto polveroso e poco dignitoso...- Il rifugio al verso, alla musicalità dentro le nostre profumatissime zagare è per noi conforto,speranza, anelito, corsa verso una crescita nuova e verace, dolce, intensa , audace. Grazie amici concittadini, finalmente dopo anni di assoluto silenzio, il ferragosto messinese 2014 trova voce ed affonda dentro le nostre radici mai nascoste o recise. Ad maiora, Roberto Lo Presti da Messina -

    RispondiElimina

Top Post Ad

SOSTIENI MAGAZINE PAUSA CAFFÈ. GRAZIE

Ads Bottom