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TEATRO INSIEME MESSINA CHIUDE IN FESTA CON LA COPPIA COMICA TOTINO - CRISCUOLO


Si chiude in bellezza il cartellone del decennale di Teatro Insieme Messina di "Ascetur 2000" di Rino Miano. Lo conferma la platea da settecento e oltre spettatori al Palacultura di Messina, omaggiata di orchidea per tutte le signore in sala. Il divertimento, le risate, gli elogi sono in crescendo, dal battimani iniziale a quelli a scena aperta fino allo scrosciante applauso finale. Con delicatezza e professionalità la compagnia si inchina al pubblico e conclude: “Speriamo di essere riusciti a divertirvi”. Il dubbio non sussiste. Alla fine il protagonista da’ le spalle al pubblico. Dice “Non si fa, certo, mi dovrete scusare, ma voglio davvero applaudire questa splendida compagnia”.

La macchina teatrale messa in piedi dalla Brigata d’Arte Sicilia Teatro, per la prima volta nel cartellone di Teatro Insieme Messina., con la regia di Mario Sangani, funziona  ingranaggio dopo ingranaggio.  E se il deus ex machina di “Baciati dalla fortuna” è un ghiacciolo inventato da uno zio d’America, se il copione non fa una grinza e il cast è affiatato, il successo nel successo è la coppia comica inedita, che sceglie Teatro Insieme Messina per il suo debutto: Giovanna Criscuolo e Salvatore La Mantia, ovvero Totino del duo Toti e Totino.

Lei, casalinga disperata senz’altro che brodo da portare in tavola, e lui, “sbrugghiafaccende” con ufficio portatile, battibeccano e si echeggiano e fanno cozzare l’uno con l’altro, con piacevolissimo stridore, i caratteri e gli accenti, senza perdere un ritmo che sarebbe forsennato se non fosse, come invece è, pienamente gestito. E nel frattempo entrano ed escono, a portare folate di battute e di equivoci, i personaggi di contorno, mai coro, tutti delineati dal primo all’ultimo istante: il figlio beat (Giovanni Santangelo) con fidanzata straniera onomatopeica, che di nome, neanche a dirlo, fa “Minni” (Marina Puglisi), la figlia bella ma povera (Claudia Sangani) con  fidanzato ereditiero ma di buon cuore (Emiliano Longo), il questuante privo di mano (Franco Ranno) e la comare priva di attrattive (Valentina Ferrante), il messo notarile perso nella traduzione dal burocratese alla realtà (Orazio Leotta) e il cattivo della storia, un avaro da archetipo che arriverà a pentirsi (Salvo Scuderi). E un cambio di scena a vista, dalle stalle alle stelle, diventa quadro centrale con tanto di balletto (scenografia Carmelo Miano, costumi Sorelle Rinaldi, luci Moon Light).




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