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IL SINDACO ACCORINTI BLOCCATO DALLA SECURITY: "C'E' UN PREGIUDIZIO"


“Sotto sotto c'è un certo pregiudizio”. Renato Accorinti lo sussurra appena nell'affollata aula bunker dell'Ucciardone, dove anche lui è arrivato per commemorare i caduti della strage di Capaci. Il sindaco di Messina non è uomo che alimenta le polemiche. Le spegne. Per capirlo basta leggere il suo biglietto da visita con la scritta Essere pace, qui e ora o la frase Free Tibet stampata sulla maglietta con cui Accorinti esprime solidarietà al movimento - non violento - che protesta contro l'occupazione del Tibet.

Insomma, niente giacca e cravatta. Forse è per questo che fatica a trovare un posto a sedere tra i rappresentanti delle Istituzioni. Prova a farsi largo al centro dell'aula che ospitò il maxi processo. Gli uomini della sicurezza lo bloccano. Si sposta sulla sinistra e ci prova una seconda volta. Passano in tanti. E i tanti, per lo più, hanno la divisa d'ordinanza. Qualcuno difetta di cravatta, ma la giacca c'è. La storia non cambia. Accorinti non passa. Gli chiedono pure se sia accreditato. E lui, pacificamente, risponde “sono il sindaco di Messina”. Mica un rivoluzionario. Niente da fare. Porta la fascia tricolore, ma il verde-bianco-rosso si stinge per colpa di T-shirt, jeans, scarpe e da tennis e zainetto sulle spalle.

Fin quando qualcuno, tra le autorità, fa un cenno con la mano. Lo saluta. Lo invita ad avvicinarsi. A prendere posto. È un sindaco conosciuto, si chiama Leoluca Orlando e porta pure la divisa di ordinanza. Se non fosse intervenuto lui, il collega messinese probabilmente non sarebbe passato. Non avrebbe trovato posto a sedere, non sarebbe riuscito a consegnare il suo biglietto da visita - era forse questo il suo vero obiettivo - al ministero della Giustizia, Andrea Orlando, e a quello dell'Istruzione, Stefania Giannini. Vorrebbe parlare con quest'ultima di scuola. Lui che prima di essere sindaco fa l'insegnante di Educazione fisica.

“Ci sono abituato, sotto sotto c'è un pregiudizio. Mi succede spesso, ma non è un problema”, dice smorzando ogni polemica, mentre passa Giovanni Floris. Accorinti si presenta al giornalista della Rai, che risponde compiaciuto: “Ah, il sindaco più famoso d'Italia”. Se lo dice Floris. Fine della cerimonia, Accorinti si alza e va via. In cuore coltiva una speranza. Che il ministro dell'Istruzione magari gli scriva una e mail per parlare di scuola e la spedisca all'indirizzo nonviolento@.... . Esiste davvero. Non è un'invenzione. (Riccardo Lo Verso per LiveSicilia)




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