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FESTA DEL LAVORO - DISCORSO DEL PRESIDENTE NAPOLITANO


Si è svolta questa mattina al Palazzo del Quirinale la cerimonia per la Festa del Lavoro alla presenza dei nuovi maestri del Lavoro del Lazio, insigniti della "Stella al Merito del lavoro", che hanno ricevuto le onorificenze dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, e dal Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra. 

Nel Salone dei Corazzieri, la cerimonia è stata aperta dagli interventi del Presidente dell'Associazione Nazionale Seniores d'Azienda, Antonio Zappi, del Presidente della Federazione Nazionale dei Maestri del Lavoro d'Italia, Amilcare Brugni, del Vice Presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del lavoro, Giuseppe Donato.

Successivamente l'attrice Lina Sastri ha letto la poesia "Il Canto dei disoccupati" di Piero Bigonciari. Sono poi intervenuti Michele Di Pirro, in rappresentanza dei lavoratori di un'azienda farmaceutica della provincia di Latina, e Silvia Fancello, giovane neo laureata presso l'Università di Sassari.

Ha quindi preso la parola il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti. La cerimonia si è conclusa con l'intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Durante la cerimonia il Capo dello Stato ha consegnato, quale simbolico omaggio all'estremo sacrificio di tutte le vittime degli infortuni sul lavoro, riconoscimenti alla memoria di Paolo Bellunato e Giorgio Monzi. Nel corso della cerimonia sono stati proiettati dei video realizzati dalla struttura Rai Quirinale, sulla Festa del Primo maggio e sulle trasformazioni del lavoro in Italia dagli inizi del '900 ad oggi.

Erano presenti il Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, il Presidente della Corte Costituzionale, Gaetano Silvestri, il Vice Presidente del Senato della Repubblica, Valeria Fedeli, autorità civili, esponenti del mondo del lavoro, rappresentanti delle associazioni imprenditoriali e di realtà territoriali e sociali.

Nel segno della continuità dell'impegno contro le morti bianche, prima della cerimonia al Quirinale, il Capo dello Stato ha deposto una corona d'alloro davanti al Monumento Vittime del Lavoro, in Piazza Pastore, antistante la sede dell'Inail di Roma. 

Qui di seguito l'intervento integrale del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della celebrazione della Festa del Lavoro: 

"Saluto e ringrazio per la loro presenza la Presidente della Camera dei Deputati, la Vicepresidente del Senato della Repubblica, il Presidente della Corte Costituzionale, il Ministro del Lavoro e il Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, e ringrazio e saluto voi tutti partecipanti.
Se volessimo dare un nome alla celebrazione di questo 1° maggio, dovremmo forse dire "Allarme lavoro". Ho scórso con attenzione una fitta serie di dati, aggiornati fino a ieri, sul calo dell'occupazione maschile e femminile nel 2013, sulla discesa ulteriore del numero degli occupati specie nelle classi di età tra i 15 e i 34 anni e tra i 35 e i 49, sulla riduzione del tasso di occupazione, sulla crescita della disoccupazione, e su numerosi altri aspetti del fenomeno complessivo della crisi che ha colpito in questi anni in Italia, e in gran parte d'Europa, il mondo del lavoro, dell'impresa e del lavoro, assi portanti dell'economia e della società. E che cosa può suscitare se non allarme l'aver toccato il 13% del tasso di disoccupazione, l'aver superato la soglia dei 3 milioni di senza lavoro? E l'allarme diventa ancora più grave se guardiamo ai dati della disoccupazione femminile e giovanile, e ai livelli che raggiungono nel Mezzogiorno. Si presta troppo poca attenzione a quest'ultimo fenomeno : dall'inizio della crisi il Sud ha perso in termini relativi, rispetto al Nord, il doppio dell'occupazione. E la disoccupazione giovanile, giovani e ragazze, è al 21 per cento nel Nord, al 27 nel Centro e al 42,9 nel Mezzogiorno.
No, non è eccessivo parlare di "allarme lavoro" : per suscitare il massimo di reazione in tutti i sensi, non certo per abbandonarsi allo scoramento. Il massimo di reazione in termini di riforme e di politiche pubbliche, di impegno delle imprese e delle organizzazioni sociali, di iniziativa dal basso - individuale e di gruppo e, in questi ultimi tempi, si è registrata una notevole diffusione di nuove iniziative produttive e occupazionali da parte di piccoli gruppi di giovani ben formati. L'opposto, insomma, della rassegnazione, del fatalismo, e anche dell'ordinaria amministrazione, della pigra e lenta routine burocratica.
Come stia reagendo con accresciuto dinamismo e spirito innovativo il governo, lo ha detto qui il ministro Poletti : se ne è discusso e se ne discuterà in Parlamento, non tocca a me esprimermi sul merito di orientamenti e provvedimenti, e sui punti controversi che presentano. Il confronto è fisiologico e il dissenso pienamente libero di esprimersi : ma le scelte conclusive non possono tardare a lungo.
Una parola soltanto voglio dire sullo strumento nuovo di cui ha parlato il ministro : la forte, originale iniziativa "Garanzia giovani" promossa dall'Unione Europea. Dovrebbe rifletterci chi vede o dipinge l'Europa unita e le sue istituzioni come una prigione da cui scappare: dovrebbe essere facile comprendere che le risposte a un allarmante esplodere della disoccupazione specie giovanile non possono venire solo dai governi nazionali, ma da un grande sforzo congiunto di dimensione europea.
Ringrazio tutti coloro che qui hanno preso la parola, dandoci un quadro d'insieme dei soggetti che rappresentano l'universo del lavoro: i magnifici maestri del lavoro, i già titolari e i nuovi insigniti di questo importante e meritato riconoscimento ; i lavoratori anziani d'azienda (e mi permetto, come appartenente alla categoria, di ringraziare il dottor Zappi anche per la descrizione che ha fatto delle virtù degli anziani) ; e i Cavalieri del Lavoro, il cui vice Presidente Donato ha indicato con schiettezza e realismo i nodi che egli ritiene vadano sciolti per favorire gli investimenti in nuova occupazione, la creazione di nuove opportunità di lavoro innanzitutto in quel campo che anch'io considero decisivo salvaguardare in Italia rendendolo più competitivo cioè nel campo dell'attività produttiva e dell'attività manifatturiera.
Ho al tempo stesso molto apprezzato i contributi dati a questo incontro con esempi positivi di mobilitazione e di impegno per salvaguardare posizioni lavorative a rischio e per puntare decisamente su obbiettivi di nuova occupazione. Mi riferisco all'esempio di straordinario significato della trasformazione che ha salvato una presenza produttiva e dei posti di lavoro che rischiavano insieme di sparire. Una riconversione o, per dire forse meglio, il concepimento e la nascita di una nuova realtà, avanzata e competitiva, la BSP Pharmaceuticals nel Comune di Latina. Un esempio anche per l'apporto sinergico dell'imprenditoria, del management, delle istituzioni, dei sindacati.
E colgo qui lo spunto per dire del ruolo essenziale e nuovo che spetta ai sindacati. Essi per loro natura hanno storicamente sempre avuto difficoltà a rappresentare, insieme con i lavoratori, i senza lavoro, le istanze degli uni e degli altri. Ma anche salvaguardare posti di lavoro a rischio oggi implica azioni diverse da quelle tradizionali di difesa condotte dai sindacati : essi sono chiamati, in un quadro grave di crisi aziendali come quello attuale, a concorrere alla ricerca di soluzioni solidaristiche e innovative coraggiose e determinate. Nello stesso tempo, i sindacati non possono non moltiplicare i loro sforzi per sviluppare rapporti intensi col mondo dei disoccupati e soprattutto dei giovani in cerca di prima occupazione, per vincerne l'isolamento e il possibile scoraggiamento, per scongiurarne l'esasperazione protestataria senza sbocco.
E' quel che ci ha detto la dottoressa Silvia Fancello chiedendo che con prove di vicinanza e di sensibilità concreta, e quindi con proposte e obbiettivi convincenti, si faccia rinascere, nei senza lavoro e soprattutto nei giovani, quella "speranza di cui da troppo tempo" - ha detto - "non si percepisce il profumo".
Di "sordità della nostra società" come possibile causa di gesti perfino estremi mi ha scritto - in vista del nostro incontro di oggi - il Presidente dell'Associazione Piccole e Medie Industrie di Mantova, riferendosi a casi di suicidio tra gli imprenditori e suggerendo che essi siano ricordati come vittime di situazioni che distruggono piccole aziende travolgendole insieme al lavoro che esse davano e provocando perfino suicidi assimilabili agli incidenti mortali sul lavoro. E' una suggestione che ho voluto raccogliere a testimonianza di una drammatica condivisione - da parte di titolari di imprese a conduzione famigliare soprattutto, e di lavoratori dipendenti - dei colpi di una crisi che spesso lascia soli gli uni e gli altri.
Anch'io, in questo mio breve intervento, ho avuto in mente - come avete potuto constatare - più "il diritto al lavoro", caposaldo della nostra Costituzione, che "i diritti del lavoro", pur fortemente affermati anch'essi nella stessa Carta del 1948. La priorità che per ovvi motivi abbiamo dato al primo tema, nulla toglie all'importanza dell'altro. A cominciare da quel diritto alla sicurezza nei luoghi di lavoro - diritto da me costantemente evocato in questi anni, e oggi meglio garantito ma non pienamente, come purtroppo testimoniano le Stelle al merito del lavoro che abbiamo oggi dedicato alla memoria di Giorgio Monzi e di Paolo Bellunato, e saluto con affetto i loro familiari.
Guardando ai molti temi da affrontare, possiamo dire che in generale il filo conduttore del nostro impegno dev'essere - come dissi parlando nel giugno 2012 alla Conferenza dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro a Ginevra - "una forte, convinta, appassionata riproposizione del valore del lavoro". Tenendo conto che l'intera Unione Europea si è riconosciuta - col Trattato di Lisbona - nella scelta di "un'economia sociale di mercato che mira alla piena occupazione e al progresso sociale". Obbiettivi resi ardui, certo, dalle trasformazioni tecnologiche e dalle sfide della competizione globale in un mondo nel quale sono mutati i rapporti di forza a favore dei continenti e paesi emergenti. Obbiettivi dunque che richiedono anche in Italia ripensamenti non da poco nei nostri sistemi di garanzia del benessere e della protezione sociale : anche al fine di evitare che venga messo a rischio quel modello civile che nella seconda metà del Novecento ha fatto dell'Europa un punto di riferimento mondiale e che a nostro avviso è irrinunciabile.
Per non far regredire l'Italia e l'Europa, per rilanciarne il ruolo e i valori, innanzitutto promuovendo risolutamente crescita e occupazione, ricerca e formazione, s'impongono riforme razionalizzatrici - dal mercato del lavoro al sistema tributario - e politiche severe di impiego trasparente e produttivo del danaro pubblico, incidendo su sprechi, corruzione, privilegi e parassitismi. Passa di qui quella causa del lavoro che ci vede ancora una volta riuniti con rinnovata determinazione nell'occasione della storica ricorrenza del 1° maggio".

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