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"APPELLO AI SICILIANI": PUBBLICO DIBATTITO CONTRO TUTTE LE MAFIE


Nel 22esimo anniversario della commemorazione per la strage di Capaci dove persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, oggi venerdì 23 maggio, alle ore 18:30, presso il Palazzo D'Amico di Milazzo, nell'ambito del "Maggio dei Libri", si terrà un pubblico dibattito, aperto alla cittadinanza, contro tutte le mafie dal titolo "Appello ai Siciliani".

All'incontro, moderato dalla giornalista Katia Trifirò e dallo scrittore Filippo Lo Schiavo, interverranno l'attrice Monica Bonanno; il Sindaco di Milazzo, Avv. Carmelo Pino; l'assessore alle Politiche Soc. ed Educ., Prof.ssa Stefania Scolaro; e l'On. Prof. Giuseppe Campione, eletto Presidente della Regione Sicilia nei giorni della strage di Via D'Amelio dove perse la vita il magistrato Paolo Borsellino e autore di "Appello ai Siciliani" scritto a Palermo il 20 luglio 1992 che pubblichiamo qui di seguito:

Una nuova strage colpisce la Sicilia, già tante volte dilaniata da un potere segreto che non conosce altro linguaggio se non quello della rapina e della morte. Ancora una volta avvertiamo, assieme a un dolore inconsolabile, l'evidenza di una verità che non conosce sfumature: noi siamo prigionieri della mafia ed essa controlla la nostra schiavitù con la ferocia di un aguzzino sanguinario. Non bastano più né le parole di cordoglio né le dichiarazioni di buoni propositi. La cecità e la viltà di certi politici, gli squallidi interessi dei faccendieri, la connivenza di corrotti e di miserabili ci ha tolto ogni dignità umana e noi ci sentiamo ora come in gabbia. Non bastano più né le parole di cordoglio né le dichiarazioni di buoni propositi. Ora è tempo di riconoscere le nostre responsabilità storiche, di Siciliani; di chiamare alle sue - gravissime - lo Stato italiano; di denunciare i poteri occulti nazionali e internazionali; di snidare e isolare tutti i numerosi collaborazionisti della mafia che si annidano nella politica, nella burocrazia, negli affari e nella società.  Ora è tempo di fare politica per i bisogni reali, per la verità, per la qualità del nostro presente e del nostro futuro. E in queste direzioni il Governo regionale intende assolvere i suoi doveri più rigorosi. Ma è anche tempo di chiedersi se i Siciliani siamo un popolo; se questo popolo - troppo a lungo oppresso - ha l'orgoglio e la dignità dei veri popoli. Ora è tempo di dimostrare che siamo o possiamo essere solidali quanto basta per compiere il nostro diritto e il nostro dovere di popolo: quello di inaugurare una vera resistenza contro l'usurpazione mafiosa. Ognuno di noi è dunque chiamato a collaborare perché sia reso gentile il destino della nostra terra, della nostra vita, della vita dei nostri cari e dei nostri amici. I nostri poveri morti ammazzati si onorano soprattutto con un vero e proprio risorgimento siciliano, occasione storica perché la nostra splendida terra, ricca di intelligenza e di affetti, sappia infine concepire e vedere all'orizzonte il bene civile della libertà. Ma nessuno ci libererà mai abbastanza, neanche i nostri poveri eroi, se non faremo una lotta popolare di liberazione dalla mafia, dai suoi complici e dai suoi ispiratori. La nostra resistenza dovrà essere intelligente e inesorabile, poiché dovrà misurarsi con l'astuzia dell'avversario e sfuggire alle sue reazioni violente. Ma nessuno ci salverà da un costante pericolo di morte e dalla progressiva desolazione, se non saremo solidali nel tentare di scoprire, isolare e catturare i nemici della nostra libertà. La resistenza alla mafia, più che un dovere, è un diritto di vita.  Non più eroi - poveri, carissimi, indimenticabili eroi morti - ma un popolo che prepari la sua grande fuga da una schiavitù ingiusta e umiliante. Un intero popolo che sa risorgere alla vita civile.
- Giuseppe Campione



Antonella Di Pietro


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