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RENZI: "CON LETTA GIOCHIAMO A CARTE SCOPERTE"


Oggi pomeriggio, giovedì 6 febbraio, nella sede del Pd a Largo del Nazareno, si è riunita la Direzione Nazionale del partito per discutere anche della bozza di riforma del Senato. Oltre al premier Enrico Letta erano presenti alla riunione l'ex segretario Guglielmo Epifani, il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio e diversi membri della direzione, da Ivan Scalfarotto a Marianna Madia.

"Se Letta ritiene che ci siano delle modifiche da porre, affronti il problema nelle sedi istituzionali e giochiamo a carte scoperte - ha detto Matteo Renzi - il giudizio sul Governo, sulla sua composizione, sui ministri, spetta al Presidente del Consiglio dei ministri. Se ci sono stati problemi, non li ha mai posti il Pd, che non ha mai fatto mancare il suo appoggio in nessun passaggio rilevante. La nostra fiducia è sempre stata costante. Nessuno qui dentro ha mai detto che l'accelerazione sulle riforme è un errore, se siamo ad un passo dal pacchetto delle riforme è perché ha preso un'iniziativa il Pd. Il Pd dà una mano al paese in questo modo". 

"L'escalation di toni - riferendosi alle proteste alla Camera del M5S - nasce dal fatto che il Parlamento ha iniziato a legiferare sulle riforme. Il tono è più alto perché si è iniziato a produrre risultati che tolgono la terra sotto i piedi ai movimenti della protesta. C'è un'intesa con le principali forze politiche e questo doppio lavoro dopo il 15 febbraio sarà affidato alla discussione parlamentare: sul superamento del Senato si partirà al Senato, sul Titolo V alla Camera. È una poderosa iniziativa costituzionale. Forse anche io ho sbagliato a rivolgermi ai 5 stelle con toni di comprensione. - ha proseguito Renzi - Soffro a vederli come prigionieri politici: 'Uscite, liberate la voglia di dare una mano al paese'". 

"Il centro non c'è più e lo considero una vittoria per chi tra noi crede nel bipolarismo", ha sottolineato Renzi, descrivendo un possibile scenario elettorale con un "centrodestra con tanti piccoli o medi partiti". "Non mi fa paura Casini che va di là, lo dico con molto rispetto", ha aggiunto il segretario del Pd che dice di vedere alle elezioni "un simbolo del Pd ma accanto dò per scontato sia un raggruppamento di moderati che non vuole stare con il Pd ma neanche dall'altra parte e presumibilmente una parte della sinistra".  "Con molta franchezza,  - ha poi detto - trovo discutibili alcune reazioni di queste ore e giorni per cui forti di alcuni sondaggi con l'Italicum vince Berlusconi. Le elezioni si vincono o si perdono se si prendono i voti non se si cambia sistema elettorale. Noi abbiamo una scaletta di cose da fare per dare non solo senso alle iniziative del Pd ma per riuscire a recuperare il rapporto tra i cittadini e la politica che avrà un primo passaggio alle europee. In questo modo sconfiggiamo in modo più efficace l'antipolitica».

"Considero ben poca cosa chiudere l'accordo solo sulla legge elettorale. Limitarsi a quello sarebbe una sconfitta e per questo abbiamo detto che non avremmo accettato un meccanismo di accordo sulla legge elettorale per poi andare va al voto, ma l'avremmo inserito in un pacchetto di riforme - ha spiegato Renzi - "Se vogliamo fare davvero la Camera delle autonomie per la conformazione storica, geografica e di politica culturale dell'Italia, deve essere incentrata più sui sindaci che sui consiglieri regionali. Ma non è una bandiera su cui imporre il verbo: si apra una discussione. Non è in discussione la riforma del bicameralismo. E non è discussione il fatto che il Senato diventi un organo con membri non eletti, senza indennità e che non dà la fiducia al governo. Sul resto per me si discute. Lo dico al presidente Zanda che poco fa mi ha dato un messaggio di calma e cautela".

"La riforma del Senato non è semplicemente il tentativo di ridurre il numero dei parlamentari, ma la riduzione ci sarà perché si passerà da 945 a 630. Non stiamo chiedendo di superare il Senato per una questione meramente economica, ma per dare l'idea di un percorso totalmente diverso che porti il nostro Paese a essere più semplice".

Il segretario del Pd Matteo Renzi intervenuto ad un convegno sulle città metropolitane organizzate a Palazzo Vecchio a Firenze da Confindustria ha detto il Senato non sarà elettivo e sarà senza indennità. Gli esponenti della società civile "saranno scelti temporaneamente dal presidente della Repubblica per un mandato". Il Senato "non vota il bilancio, non dà la fiducia, ma concorre all'elezione del presidente della Repubblica e contribuisce all'elezione dei rappresentanti degli organi europei". Sulla riforma del Senato, "c'è l'accordo dei principali partiti". "Questo è l'anno in cui o i problemi si risolvono o basta parlare di città metropolitane - ha continuato Renzi parlando di "straordinaria occasione per le riforme". "Non basta più - ha aggiunto - accarezzare i problemi, è finito il tempo". "Spero - ha ribadito poi Renzi - che il 2014 sia l'anno in cui la politica esce dalla dimensione in cui i problemi si accarezzano per entrare in quella in cui i problemi si risolvono".

Sulla riforma delle Province "non c'è l'accordo di tutti i partiti" ma "è possibile che avremo in queste ore la svolta in Senato". "Noi vogliamo che il 25 maggio non si voti per le Province", ha detto Renzi aggiungendo che la riforma "consentirà di avere Province di secondo livello con i sindaci protagonisti". La riforma per l'istituzione delle città metropolitane sarebbe importante ma "da trent'anni sono una barzelletta", ha continuato Renzi. "Sono trent'anni che se ne parla - ha concluso - da venti sono state costituzionalizzate, ma sono rimaste un oggetto misterioso, anzi, le riforme le hanno mortificate".

"Sulla riforma del Senato c'è il consenso dei partiti". Il Senato, secondo la bozza illustrata da Renzi, sarà composto da «150 persone, di cui 108 sindaci di comuni capoluogo, 21 presidenti di Regione e 21 esponenti della società civile».



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