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IOR - Papa Francesco continua il lavoro di Papa Luciani


La riforma della Curia Romana è già in atto. Jorge Mario Bergoglio, il Papa venuto dalla fine del mondo, come lui ha stesso ha detto dopo la sua elezione a pontefice, ha intenzione di fare un "finimondo" all'interno della Chiesa, cominciando a ridimensionare l'importanza che lo Ior ha avuto in questi anni e definendolo un ufficio come tanti e, pertanto, necessario ma non indispensabile. Papa Francesco afferma che la "Chiesa è Amore" e cresce "con la forza dello Spirito Santo" ed è questa "la sua principale sostanza" mentre, negli ultimi tempi, ha assunto quella di una "organizzazione non governativa" diventando "un pò burocratica". "Noi, donne e uomini di Chiesa - continua il Pontefice - siamo in mezzo ad una storia d'amore: ognuno di noi è un anello in questa catena d'amore. E se non capiamo questo, non capiamo nulla di cosa sia la Chiesa". Anche Giovanni Paolo I, Papa Luciani, aveva intrapreso la stessa riforma "Lo Ior - diceva -  deve essere integralmente riformato. La Chiesa non deve avere potere, nè possedere ricchezze. Il mondo deve sapere le finalità dello Ior, come vengono raccolti i denari e come vengono spesi. Si deve arrivare alla trasparenza ...". Una riforma che non portò mai a termine perchè morì dopo soli 33 giorni di pontificato. Sulla sua fine vennero fatte molte congetture prontamente smentite dalla Chiesa. Ma il mistero è rimasto ed ha ispirato il giornalista investigativo britannico David Yallop che pubblicò il best-seller "In nome di Dio" dove espone le sue teorie. 

L'Istituto per le Opere di Religione, conosciuto come Ior, è un istituto bancario privato, creato nel 1942 da Papa Pio XII e con sede nella Città del Vaticano. Lo Ior è guidato dall'attuale presidente, il tedesco Ernst von Freyberg, nominato quando vi era il Papa Emerito Benedetto XVI, e da professionisti bancari. Il presidente riferisce direttamente ad un collegio di cinque cardinali, nominati dal Papa e in carica per un quinquennio con lo scopo di vigilare sulla fedeltà dell'istituto agli obblighi statutari. Si attuano diversi investimenti all'estero e si percepiscono rilevanti interessi da titoli di Stato a rendimento netto, visto che la Chiesa è esente dal pagamento delle tasse. Inoltre, la Città del Vaticano non aderendo ai patti internazionali antiriciclaggio poteva esportare denaro tranquillamente tramite bonifici. Ma, in seguito ad alcune vicende giudiziarie compiute dallo Ior, il Vaticano ha introdotto il 1/4/2011 le leggi contro il riciclaggio. Lo Ior, infatti, è stato coinvolto in vari scandali, come quello del crac del Banco Ambrosiano, una delle principali banche cattoliche che, fino all'arrivo del presidente, il milanese Roberto Calvi, vantava tra i suoi clienti ricchi borghesi e le diocesi lombarde. Invece, Calvi portò l'istituto al fallimento creando diverse società finanziarie al limite della legalità all'estero, i "famosi" paradisi fiscali. A denunciare le prime irregolarità fu il banchiere messinese Michele Sindona, pare per vendetta nei confronti di Calvi che non gli aveva concesso dei finanziamenti. Seguirono delle ispezioni attraverso le quali si scoprì che lo Ior, tra il 1946 e il 1971, era il maggior azionista del Banco Ambrosiano e, pur ribadendo la propria estraneità ai fatti, siglò un accordo con le banche creditrici dell'Ambrosiano, versando del denaro a titolo di "contributo volontario".

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